AIIP CONTESTA CON INDIGNAZIONE L’IDEA DI INTERCETTARE GLI UTENTI INTERNET PER PROTEGGERE NEL MODO PIU’ MALDESTRO GLI INTERESSI DEI TITOLARI DEI DIRITTI DI PROPRIETA’ INTELLETTUALE
Roma, 21 luglio 2017
Il nuovo emendamento 1.022 approvato ieri dalla Camera torna a proporre norme incostituzionali per proteggere maldestramente gli interessi economici dei titolari dei diritti di sfruttamento di opere creative e manifestazioni sportive. Questa misura abolisce le garanzie processuali per i cittadini, impone obblighi di intercettazione a danno degli utenti della rete, e danneggia i consumatori imponendo misure tecniche che provocheranno un aumento di costi.
In Italia, la magistratura è l’unico potere dello Stato ad avere giurisdizione sulle violazioni penali del diritto d’autore.
Qualsiasi norma che attribuisca a soggetti diversi dalla magistratura – come per esempio l’Autorità per le Comunicazioni – poteri di intervento in fatti penalmente rilevanti costituisce una violazione del principio costituzionale della riserva di legge in materia criminale.
Qualsiasi norma che voglia imporre agli Internet Provider obblighi di filtraggio e controllo preventivo – oltre che di rimozione di contenuti generati dagli utenti senza un ordine del giudice – è in violazione della Convenzione europea dei diritti umani, della normativa comunitaria in materia di servizi di comunicazione elettronica e della giurisprudenza della Corte di giustizia europea.
Fallito un primo colpo di mano, si torna a proporre leggi incostituzionali che aboliscono il principio della personalità della responsabilità penale, legittimando l’incivile convinzione per la quale nelle azioni online tutto è permesso.
La Proposta emendativa pubblicata nell’Allegato A della seduta del 19/07/2017 duplica le attribuzioni della Procura della Repubblica e del giudice dibattimentale, attribuendo all’Autorità delle Comunicazioni poteri analoghi. Istituisce un giudizio sommario, in violazione del principio del contraddittorio e affida a un numero limitatissimo di persone fisiche (i funzionari dell’Autorità) un potere discrezionale che nemmeno un magistrato possiede.
Con una ulteriore proposta – identica per spirito e contenuti a quella precedente e dunque diretta a usurpare il potere della Magistratura – si vuole modificare l’applicazione della direttiva sul commercio elettronico, dando sempre all’Autorità delle Comunicazioni il potere di imporre agli Internet Provider l’adozione di misure tecniche necessarie per prevenire in maniera permanente la riproposizione dei contenuti illeciti. Il che vuol dire, dal punto di vista tecnico, monitorare, intercettare e bloccare l’attività degli utenti, mettendo in piedi una gigantesca censura di Stato.
Ancora una volta AIIP stigmatizza negativamente che iniziative che impattano su un importante comparto industriale del Paese, siano state assunte senza ascoltare TUTTE le parti interessate.
Con la sua esperienza, AIIP è a disposizione di istituzioni e mezzi di informazione per approfondire il tema e fornire il proprio contributo all’emanazione di un provvedimento che sia rispettoso delle regole comunitarie e della Costituzione italiana.